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Gravidanza

Il parto in acqua, una tecnica dolce per mamma e bebè

Il 40% delle donne sceglie di dare alla luce il proprio figlio in questo modo

Il parto rappresenta per la donna una grande prova, sia fisica che psicologica: è un momento atteso per nove lunghi mesi, grazie al quale avverrà l’incontro più importante della vita, ma la paura del dolore è molta; il parto genera inoltre una vera e propria transizione: da donna si diventa madre ed anche questo cambiamento, oltre che donare una gioia infinita, può spaventare. Molti studi internazionali hanno dimostrato come il parto in acqua riduca il dolore e rappresenti, sia fisicamente che psicologicamente, la scelta ideale anche per il vostro bambino che, dopo aver vissuto durante la gestazione nel liquido amniotico, verrà dato alla luce in un ambiente per lui più naturale.

I vantaggi

Partorire in acqua non solo riduce il dolore, ma diminuisce i tempi della prima fase del travaglio ed il rischio di lacerazioni perché l’acqua aiuta la distensione dei tessuti. Alcuni studi, inoltre, hanno dimostrato come il partner viva il parto in acqua con un minor senso di impotenza e ciò gli permetterà di dare maggior sostegno alla compagna. È bene sottolineare però che questa tecnica di parto è consigliabile solo in caso di gravidanza a basso rischio ed a termine e che molti ospedali non consentono di partorire in acqua anche in caso di gravidanza gemellare.

Come si svolge

La vasca ha dimensioni che permettono alla donna una totale libertà di movimento; essa è colma di acqua calda, ad una temperatura non costante: durante il travaglio, la temperatura è di circa 36 gradi mentre, quando ci si avvicina al parto, viene portata a 37 gradi, che non sono mai superati per evitare emorragie. La vasca è dotata di dispositivi che consentono un continuo ricambio dell’acqua, per garantire alla madre ed al bambino un ambiente pulito dalle espulsioni che si verificano durante il parto. La mamma può decidere di immergersi prima del travaglio o quando esso è già iniziato e la dilatazione è almeno di 3-4 centimetri; nel frattempo, il personale ostetrico conduce un monitoraggio costante e, quando le contrazioni si fanno più ravvicinate, asseconda i movimenti della mamma che restano comunque molto liberi grazie al fatto che l’acqua è in grado di diminuire l’effetto della forza di gravità. Al momento della nascita, il bambino si sentirà accolto in un ambiente a lui più famigliare e soffrirà meno il distacco dall’utero materno che l’ha protetto per nove mesi.