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Si sfoga su Facebook e viene licenziata. Ecco il motivo

Daniela Ciampa, in qualità di genitore e non di dipendente, ha denunciato le scarse condizioni igieniche di Euroristorazione, la ditta non ha gradito

Ebbene, l’azienda per cui lavora, anzi lavorava, Daniela Ciampa, non è una qualsiasi tra tante, bensì, quella che fornisce i pasti alla scuola del suo stesso figlio. Sulla sua pagina personale Facebook, la donna, madre di famiglia, ha deciso di farsi portavoce delle lamentele di molti genitori scontenti degli spiacevoli ritrovamenti che i loro bambini avevano fatto nei pranzi scolastici: succulenti insetti. Daniela, così, ha deciso di esporsi ed  alla canonica domanda del noto social network “Che cosa stai pensando?”, ha risposto che stava pensando alle scarse condizioni igieniche, garantite ai giovani,  frequentanti la mensa scolastica di Nichelino, in provincia di Torino e che, nemmeno a lei, sarebbe piaciuto mangiare polenta e scarafaggi. Non ha citato la ditta Euroristorazione, che gestisce in città un maxi appalto, per tre anni, di 8 milioni di euro, ditta di cui lei è, anzi era, dipendente. Daniela Ciampa, è stata prima sospesa e poi licenziata. La 38enne, ha spiegato che, ha scritto il post, in qualità di genitore e non di dipendente, senza fare nomi ed attraverso il suo personale profilo, sottoposto a tutela a livello di privacy. Sulla vicenda è intervenuto il segretario provinciale del pd di Torino, Fabrizio Morri, che ha definito la decisione di Euroristorazione “sproporzionata” ed “ingiustificata”, che penalizza fortemente una mamma di due figli. Si spera che il Commissario prefettizio intervenga. Mamma Daniela, infine, ha dichiarato: “Con quell’impiego guadagnavo 370 euro netti al mese, una cifra non incredibile, ma importante per mantenere un pezzo della mia vita e della mia famiglia.”

Il web ed i rappresentanti politici, si sono interessati molto alla vicenda e forse ciò ha arrecato ad Euroristorazione, un danno ben più grande, di due semplici righe di lamentela, su un profilo Facebook di una mamma, profilo che tra l’altro era privato.

Di certo, aldilà di considerazioni ben più impegnative, attinenti la tutela della nostra libertà di espressione e della privacy, ai tempi di Internet, si può dire che, questa vicenda, dimostri bene, quanto ancora ci sia poco chiara, la responsabilità che porti con sè il concetto di pubblicazione a proprio nome.