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Il tuo capo è un boss o un leader? Scopri la differenza

Un boss e un leader non sono la stessa cosa; scopri a quale categoria appartiene il tuo capo

La differenza tra un boss e un leader si perde un po’ nell’uso che facciamo dei due termini; tendiamo infatti a considerarli dei sinonimi e ad applicarli indiscriminatamente, senza rilevare le caratteristiche che il comportamento del nostro capo evidenzia. La persona per cui lavori è un indomito condottiero pronto a guidarvi verso grandi successi professionali o è un imperatore che decide e si attende che eseguiate senza batter ciglio? Scopri la differenza.

Comandi vs richieste

Dall’alto della sua posizione, un boss pensa di poter gestire i sottoposti come se fossero delle macchine: gli dice cosa vuole e si aspetta di ottenerlo, senza tanti problemi. Chi lavora per lui è solo un ingranaggio della sua macchina, uguale a tanti altri e quindi facilmente sostituibile; d’altra parte, egli lascia ben poco spazio all’iniziativa personale, quindi è improbabile che possa riconoscere le qualità di ciascuno. Il boss ha il potere e il controllo e li esercita senza mezzi termini rivolgendosi ai componenti dell’ufficio con imposizioni e comandi, spesso troppo perentori e per nulla chiari. Ovviamente, se a causa della mancanza di informazioni commetti un errore, è colpa tua.

Il leader non ordina, chiede; non pretende, ispira, tanto che lavorare per lui può non essere semplice proprio perché ti porta a pretendere molto di più da te stessa, infondendoti fiducia e spingendoti a credere che puoi raggiungere grandi risultati proprio grazie alle tue qualità. Le riunioni si trasformano non di rado in uno stimolante confronto e ogni incarico che ti viene affidato è accompagnato dalle informazioni e dagli strumenti necessari ad eseguirlo.

Guardare o insegnare

Il boss si comporta spesso come il Grande Fratello di Orwell, che in 1984 controllava e spiava i cittadini per dominarne ogni mossa e persino le emozioni. In ufficio tutto si svolge sotto lo sguardo vigile ed indagatore del capo, che mira a rilevare ogni piccolo errore e non manca mai di farlo notare, spesso scadendo in comportamenti che hanno molto a che vedere con il bullismo.

Un leader, invece, non sta là in alto sullo scranno più alto a giudicare, ma scende direttamente in campo, mettendo nei progetti prima di tutto il suo impegno; è colui che spiana la strada, che guida tutto il gruppo, dando rilievo al contributo di ciascuno, verso la meta. Se capita un errore, lo rileva come è giusto che sia, ma sempre e solo allo scopo di trarre per sé e per chi lo ha commesso un utile insegnamento ed evitando comunque sfuriate e accuse.

Sentire non equivale ad ascoltare

Anche nella lingua italiana esistono due diversi vocaboli per indicare l’atto di prestare orecchio alle parole e alle richieste degli altri; sentire e ascoltare hanno due significati simili, ma non uguali: il primo indica il semplice atto di percepire un input dall’altro, senza per questo comprenderlo o darvi seguito; il secondo sottintende qualcosa di più, un ascolto attivo che comporta la piena comprensione del messaggio e un attivo coinvolgimento. Anche su questo punto, boss e leader sono agli antipodi; il primo è tendenzialmente indifferente a tutto quanto proviene dai dipendenti che, secondo la sua visione delle cose, sono dei sottoposti che dovrebbero esclusivamente lavorare a testa bassa ed eseguire; ovviamente questo va di pari passo con la totale assenza di riscontro: se parli ad un boss, avrai proprio la sensazione di non essere ascoltata.

Al contrario, un leader sa perfettamente che ascoltare i propri collaboratori è la chiave per il successo suo e dell’azienda; le nuove idee che gli arrivano sono sempre vagliate con cura e spesso prontamente messe in pratica; il feedback non manca mai (anzi, lo richiede lui stesso agli altri), perché è segno di attenzione e, anche quando contiene elementi negativi, aiuta a crescere.