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Esame universitario: le cinque fasi che attraversa uno studente disperato

Lo studente disperato è colui che passa tutto l’anno a bighellonare, ma a disperarsi e struggersi durante la sessione d’esame. Siamo un po’ tutti studenti disperati in fondo…

Andare all’università è una cosa davvero magnifica: i caffè nel cortile, le chiacchierate con i compagni, le lezioni interessanti. Ma c’è una cosa, una sola cosa che terrorizza tutti gli studenti del mondo: gli esami universitari.

C’è chi è più tranquillo, perché di natura ha un animo calmo e riesce a mantenere il controllo; c’è chi è brillante di natura, e nonostante abbia studiato davvero poco riesce a passare gli esami con il massimo dei voti; c’è chi passa ore e ore sui libri, studia ogni singola frase degli appunti, punta al 30 e arriva all’esame preparatissimo; c’è chi si agita, si fa venire le crisi d’ansia, e anche se ha studiato eccellentemente non riesce a dare il massimo perché si sa, l’emozione gioca brutti scherzi. E poi c’è lui, lo studente disperato, quello che appunto in università va per bighellonare, chiacchierare, bere caffè, conoscere gente nuova, e di studiare non se ne parla molto, o meglio, si riduce sempre all’ultimo. E diciamo la verità, la maggior parte di noi sono state, o sono, delle studentesse disperate.

Fase 1: “L’esame è lontano”

Questa è la prima fase che si attraversa, all’esame manca più un mese, e noi siamo nel cortile con le nostre compagne a chiacchierare, probabilmente abbiamo saltato anche la lezione perché “quel professore è davvero noioso” e poi, “quanto parla? Non gli si secca la bocca”. Il pensiero che dovremmo studiare ci attraversa la mente come un fulmine a ciel sereno, ma non ce ne preoccupiamo, in fondo manca ancora tanto tempo e l’esame è così lontano.

Fase 2: “Iniziamo ad aprire il libro… e a chiuderlo!”

Mancano tre settimane all’inizio della sessione d’esame, le lezioni sono terminate, ma noi decidiamo comunque di andare in università, per studiare, magari con gli altri compagni. Si aprono i libri, si iniziano a leggere le prime tre pagine… Ma fuori c’è il sole, è una così bella giornata, perché rinchiudersi in biblioteca? Quindi, allegramente si richiude il libro e si va a fare una passeggiata con le amiche, tanto si può sempre studiare domani.

Fase 3: “Ho perso tutti gli appunti, mi presti i tuoi?”

Mancano due settimane, e bisogna iniziare a studiare davvero. Si va tutti i giorni in biblioteca con le compagne a studiare, ma poi ci si accorge di non avere tutti gli appunti della lezione (o proprio nessuno). Si passano circa tre giorni nel tentare di convincere qualche compagno “secchione” a passarci i famigerati appunti, con scuse del tipo “Ho perso gli appunti”, “Me li ha mangiati il cane”, “Sono stata malata per molto e non sono potuta venire a lezione”. Alla fine il compagno “secchione”, quello che si è davvero fatto il mazzo, ci passerà gli appunti, che a nostra volta, passeremo a tutto il gruppo di “bighellonatori cronici”, convincendoci così, che con gli appunti del più bravo del corso, non avremo problemi e passeremo l’esame.

Fase 4: “Di cosa parla il programma?”

Tra recupero appunti, passaggi di schemini e di riassunti cercati sui vari gruppi dei corsi nati su Facebook, è passata una settimana e all’esame mancano solamente 7 giorni. Un po’, ma pochissimo, di panico inizia ad invaderci, e proviamo a capire qual è perlomeno l’argomento del programma, e iniziamo, finalmente, a leggere qualcosa.

Fase 5: “Oddio, l’esame è domani!”

Luogo: Casa. Orario: 21.30. Situazione: l’esame è domani alle 9, e noi abbiamo letto solamente gli appunti e poche frasi di qualche libro. Siamo nel panico totale, non abbiamo studiato nulla e le cose che si possono fare sono sostanzialmente tre: rimandare l’esame, tentare la fortuna, studiare follemente tutta la notte. Sono pochissimi quelli che decidono di tentare la fortuna, la maggior parte si dividono tra il rimandare l’esame e lo studiare tutta la notte. Se non possiamo permetterci di rimandare l’esame, poiché rischiamo di andare “fuori corso”, non ci resta che prepararci una tanica di caffè e metterci a studiare per tutta la notte, che passerà facendo ricerche disperate su internet per trovare il riassunto del riassunto del riassunto dell’argomento del programma. Giusto per avere almeno un idea approssimativa di ciò di cui si parla l’esame. I più bravi riusciranno a passare l’esame, con un voto minimo, ma d’altronde anche un 18 va bene; gli altri dovranno, probabilmente, ridare l’esame, ma le fasi saranno sempre le stesse, poiché il lupo perde “il pelo ma non il vizio”.