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La tragedia dell’abbandono: i tre atti per superare la rottura di coppia

Quando il nostro ragazzo ci lascia viviamo quelli che sono considerati i tre atti della tragedia dell’abbandono: dolore, tentativo di riconquista, amore per noi stesse e per la nostra libertà

L’essere lasciate dal proprio uomo è un’esperienza molto dolorosa, indipendentemente dalle ragioni per le quali la rottura avviene e dalla durata o importanza della storia. Si è pervase da emozioni contrastanti: tristezza, rabbia verso se stesse e verso l’altro, amore, senso di impotenza ed insicurezza personale. Ognuna di noi, sulla base della propria esperienza e del proprio carattere, gestisce i giorni post-abbandono in modo differente, eppure, spesso, è riconoscibile un iter comune. È molto difficile dare una spiegazione razionale a ciò, ma la teoria degli archetipi di Jung, ci può aiutare. L’Amore, infatti, è un’ emozione primordiale, archetipica che caratterizza tutti gli uomini, ciò potrebbe implicare la presenza in ciascuno di noi di una sorta di copione che seguiamo inconsciamente, ogni volta che ci troviamo a gestire emozioni di questo tipo. Ecco il copione della tragedia dell’abbandono, i tre atti che una donna attraversa per superare la rottura di coppia.

I Atto: il momento del dolore

I giorni immediatamente successivi all’abbandono sono dominati dal dolore. La rottura del rapporto è interpretata come un fallimento personale, ci si sente non abbastanza, inadatte all’altro, persone per le quali non valga la pena lottare, impegnarsi ed amare. La razionalità non è contemplata, si è, infatti, assolutamente prive della lucidità di analizzare i fatti, le motivazioni e di chiedersi se realmente valga la pena stare così male. Inoltre, sorde ai consigli delle persone vicine a noi, ci si chiude in se stesse, raggiungendo anche livelli di masochismo invidiabili: rilettura dei messaggi, ripasso di fotografie insieme, conservazione meticolosa di vestiti che hanno il suo profumo, full immersion di film e canzoni che ci ricordano momenti felicemente trascorsi insieme. Ogni cosa ci ricorda l’altro, ovviamente, anche tutto ciò che con l’altro non ha nulla a che fare. Inoltre, si è perennemente in attesa di una chiamata, di un sms, di una sua visita, insomma, di un suo ripensamento.

II Atto: il tentativo di riconquista

Nel caso in cui la nostra attesa non sia stata soddisfatta, si passa all’attacco: dobbiamo riconquistarlo. In realtà, anche questa fase, è vissuta in modo irrazionale. Non ci chiediamo se ne valga la pena, se abbiamo qualche possibilità di ottenere qualche successo o se un eventuale successo ci possa rendere realmente felici, noi lo dobbiamo riavere, a tutti i costi. Il problema è che, spesso, non ci si rende conto che, il prezzo da pagare è alto: la nostra dignità. Iniziamo ad escogitare gesti da soap opera, definiti così, perché destinati a darci ciò che vogliamo, solo nella nostra immaginazione. Le sognatrici, in questa fase, danno il meglio di loro stesse. L’unica cosa che ci possiamo augurare è di essere circondate da persone care che ci vogliano bene e che mettano a nostra disposizione la loro lucidità per difenderci da un’ulteriore delusione: l’ennesimo rifiuto.

III Atto: L’amore per noi stesse e per la nostra libertà

Augurandoci di essere state fermate da qualcuno dotato di lucidità, si approda all’Atto III della tragedia dell’abbandono. Finalmente l’irrazionalità lascia il posto ad un briciolo di razionalità. Si decide di riprendere in mano la propria vita, ci si guarda allo specchio, ci si asciuga il viso e si riparte, più forti di prima. E’ molto importante, per raggiungere questa fase in breve tempo, aprirsi al mondo ed ai consigli delle persone care. Bisogna uscire, svagarsi, divertirsi, concentrarsi sui nostri obiettivi, che avevamo un pò accantonato in precedenza, ma soprattutto bisogna amarsi. Ci si libera dal vittimismo ed anche dall’abbruttimento. È il momento di cancellare messaggi e chiamate, togliere fotografie, tagliare braccialetti, depositare anelli, tingersi i capelli, tagliarli, lavare magliette, gettare felpe, insomma è il momento di scordarci del “Noi” ed occuparci dell'”Io”. Ed è proprio ora che, con un po’ di forza, si comprende qualcosa di molto importante: nella vita abbiamo il dovere di fare il possibile per essere felici. Gioiamo di ciò che l’altro ci ha dato, di ciò che abbiamo imparato e, perché no, vogliamogli bene per i momenti sereni condivisi al suo fianco, essendo consapevoli, però, che la nostra felicità futura, probabilmente, sarà altrove.

Come è noto a tutte, essendo l’amore un’esperienza archetipica, anche l’uomo vivrà questi tre atti, ma generalmente, lo farà nell’ordine contrario al nostro.