La scelta di fare un figlio al di fuori di quella che è l’istituzione italiana per eccellenza, cioè il matrimonio, sta prendendo ormai sempre più piede, anche nel nostro cattolicissimo paese. Questo per ragioni di affrancamento culturale e religioso, certo, ma anche e soprattutto per motivi economici da un lato e logistici dall’altro.
Affrontare le spese di un matrimonio, laddove non si intenda suggellare l’unione solo con un’infilata di carte bollate, è un impegno davvero gravoso per una coppia di giovani, che sempre più spesso preferisce rinunciare a tulle e confetti per garantire con quello stesso importo, quantomeno i primi tre anni di vita del nascituro. Un altro degli elementi che indirizza forzatamente la scelta di fare figli fuori da matrimonio è la compagine assai varia della società contemporanea. Oggi, infatti, è veramente molto difficile trovare una coppia in età da figli, diciamo dai 30 ai 40 anni, che non abbia già consumato precedentemente esperienze con altri partner, contratto matrimoni, messo al mondo dei figli. Fare un figlio senza potersi prima sposare è dunque quasi una scelta obbligata, dal momento che nel 50% dei casi ci sono separazioni e cause civili in corso.
Se sia meglio o peggio fare “le cose con ordine”, seguire una scaletta, procedere passo dopo passo in maniera tradizionale, è difficile definirlo. Fino a qualche anno fa, un ragazzo figlio di una coppia non sposata avrebbe provato imbarazzo di fronte alla situazione “non conforme” dei propri genitori, oggi invece, oltre il 70% dei bambini italiani (con una netta prevalenza al nord Italia) nasce e vive benissimo in famiglie per così dire “irregolari”. Resta tuttavia nelle più romantiche il desiderio di un percorso di vita estremamente convenzionale: fidanzamento, matrimonio, e figli. Perchè dargli torto?
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