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Sfuriata del capo? Ecco come reagire

Quando il capo urla hai due scelte: tapparti le orecchie e nasconderti o seguire questi consigli

Quando il capo si arrabbia e dà in escandescenze, l’intero ufficio si ferma e tutti, tu per prima, sono pietrificati senza sapere cosa fare: nascondersi sotto la scrivania o lavorare a testa bassa facendo finta di niente? Un bel problema, anche perché molto spesso questi scoppi di ira prendono di mira una persona in particolare e non si svolgono al riparo da occhi e orecchie indiscreti e quando tocca a te essere nell’occhio del ciclone, ti senti di colpo diventare piccola piccola e vorresti solo poterti nascondere o, al contrario, se sei una combattiva, senti montar dentro di te l’istinto a reagire. Nessuno ti obbliga ovviamente a sopportare tutto, specie se l’urlata del capo è solo l’ultimo degli atteggiamenti scorretti che sta avendo nei tuoi confronti, ma la soluzione ideale, quella che non ti farà perdere il posto e che potrebbe riportare la quiete tra le scrivanie, è quella di cercare in te la calma e seguire questi consigli.

Se è stressato

Se lo sfogo del tuo capo è del tutto irrazionale e non è certo un suo comportamento abituale, è probabile che stia affrontando un periodo molto stressante, che si senta in qualche misura stretto all’angolo senza alcuna via d’uscita e che quindi abbia semplicemente perso il controllo. Indipendentemente dalle motivazioni di questo che è un vero e proprio crollo psicologico, puoi tentare di spostare la discussione e ricondurla entro binari più razionali. Chiedi un confronto da affrontare in una riunione apposita: in questo modo otterrai l’effetto di spezzare l’onda d’urto della sfuriata, senza però negare l’esistenza del problema che affligge tanto il tuo capo. In sede di riunione poi, potrete discuterne, anche animatamente, ma senza urla e cercando di trovare una soluzione.

Se ce l’ha (a torto) con te

Quando l’urlo è proprio diretto a te e alla sua base c’è un’errata convinzione del tuo capo su qualcosa che hai fatto o hai detto, far finta di nulla non è utile e anzi ti può danneggiare, perché permetterà che in lui si sedimenti l’idea che hai commesso uno sbaglio anche se non è vero. Parla e spiegati evitando ovviamente di essere acida o di far trapelare il rancore o il fastidio che probabilmente provi ad essere ingiustamente accusata; cerca di attenerti il più possibile ai fatti ed essere chiara, succinta. Mantieni imperterrita un tono pacato, ma assolutamente non canzonatorio, anche se lui continua a gridare; dopo qualche minuto sarà portato ad adeguarsi al tuo modo di parlare e si calmerà.

Se il problema è un tuo errore

Se invece hai davvero commesso un errore, ammettilo senza sotterfugi; negare non serve a nulla e non rende onore alla tua professionalità. Tutti sbagliano, può capitare, quindi non metterti sulla difensiva: parla tranquillamente riconoscendo il tuo torto e, ancora una volta, cerca di usare parole chiare e frasi asciutte e brevi; ricordati che, in questo caso, sei anche tu dalla parte del torto, quindi usare giri di parole per annacquare la tua responsabilità non è una buona scelta. Davanti ad un sincero riconoscimento dell’errore e alla tua volontà di risolvere il problema causato, anche il capo più duro si calmerà.

Non urlare

Qualunque cosa succeda non urlare, non perdere il controllo anche tu, nemmeno se hai tutte le ragioni per arrabbiarti. Alzare la voce è la cosa peggiore che puoi fare, perché questo sposterebbe la discussione sul piano personale e ti porrebbe immediatamente in una situazione di difetto e disagio; inoltre, così facendo butteresti benzina sul fuoco dando al tuo capo un valido motivo per avercela davvero con te. Sembra sbagliato e potrai pensare che, beh, se lui si permette di urlare perché non puoi farlo anche tu? Semplicemente perché in una situazione del genere, anche se i ruoli dovrebbero essere ben distinti e essere indice di una certa professionalità, ci vuole qualcuno che prenda in mano la situazione e si comporti da adulto.

Proponi soluzioni

Anche se non sei tu o il tuo lavoro il problema, puoi migliorare la situazione proponendo una soluzione a ciò che affligge il tuo capo e che lo ha spinto così oltre da farlo uscire dai gangheri. Ricorda infatti che, nella maggior parte dei casi, anche lui a sua volta dovrà riferire ai suoi superiori ed è probabile che la sfuriata dipenda proprio da questo, non diversamente da quanto accade quando tu e i tuoi colleghi avete uno screzio dettato dalla tensione sul lavoro. Aiuta il tuo capo a risolvere il suo problema e avrai risolto il tuo. Il consiglio non vale se ad essere tirato in causa è un collega, con le sue mancanze e i suoi errori; in questo caso devi muoverti con molta cautela e la soluzione ideale sarebbe quella di stare al tuo posto in silenzio, anche se dentro di te si agita una sindacalista. Qualsiasi tuo intervento potrebbe metterti poi in difficoltà: se sostieni il collega, potresti spostare l’ira del capo su di te; se proponi una soluzione ad un guaio che il tuo capo chiede al collega di riparare, potresti invece sembrare presuntuosa e impicciona ed incrinare anche il rapporto con il resto dell’ufficio.

Assicurati che sia finita

Prima di tirare il fiato, cerca sempre di capire se il problema, alla base della situazione difficile che hai appena vissuto, si è davvero risolto; in caso di risposta negativa, seguine gli sviluppi e mostrati preoccupata e intenta a riparare al danno rendendo evidente la tua voglia di essere sempre proattiva e collaborativa. Il giorno successivo, all’arrivo in ufficio, dai uno sguardo al tuo capo e verifica che anche per lui la questione sia chiusa; attenzione a non essere troppo indagatrice però, perché se si è trattato di uno sfogo occasionale di una persona tendenzialmente equilibrata, è probabile che si senta a disagio lui stesso nei confronti dei dipendenti e sottolineare il fattaccio con continue occhiate, di certo non agevolerà il ritorno di un clima più disteso.